Margherita Beloch Piazzolla

Matematica (1879 – 1976)

Via Filippo Eredia

Margherita Beloch è un’influente matematica che introduce e diffonde in Italia i metodi della Röntgenfotogrammetria, ovvero di un procedimento che utilizza le immagini radiografiche di un oggetto per ricavarne posizione, forma e dimensione. Applicata alla medicina permette uno studio diretto dell’organismo vivente e, nello specifico, di ottenere una ricostruzione spaziale tridimensionale degli organi interni anche in relazione alle varie posizioni che può assumere il corpo umano. Si può affermare che questi studi possono essere interpretati come i precursori della TAC

Margherita Beloch divide la sua vita accademica tra l’Università di Roma La Sapienza, dove si laurea nel 1908, e le Università di Pavia, Palermo e Ferrara. La sua tesi di laurea riguarda le trasformazioni birazionali nello spazio e viene pubblicata, alla fine del percorso di studi, negli Annali di Matematica Pura e Applicata

Durante il corso di studi a Roma Margherita Beloch diventa allieva di Guido Castelnuovo – tra i fondatori della scuola italiana di geometria algebrica – il quale ha il merito di riconoscere il talento della sua allieva e la coinvolge nella vita accademica nominandola assistente di geometria descrittiva presso l’Università di Pavia nel 1919. L’anno seguente Margherita si trasferisce a Palermo, dove collabora con il matematico Michele De Franchis, appassionato studioso di geometria algebrica. Nel 1924 consegue la libera docenza e vince il concorso alla cattedra di geometria bandito nel 1927 presso l’Università di Ferrara. Per molti anni lavora a Ferrara, dove tiene, per incarico, anche gli insegnamenti di Geometria descrittiva, Geometria superiore, Matematiche complementari e Matematiche superiori. 

Collocata a riposo nel 1954, non interrompe le sue ricerche e il conferimento del titolo di professore emerito nel 1955 le permette di continuare a far parte attiva della vita dell’ateneo. Si occupa di vari argomenti e raccoglie la sua produzione scientifica in un volume uscito nel 1967 per la Società italiana di fotogrammetria e topografia con il titolo Opere scelte

E’ componente del consiglio direttivo della Società italiana di fotogrammetria Ignazio Porro e dell’Accademia delle Scienze di Ferrara. Proprio nelle Opere scelte dà una sua definizione di fotogrammetria: “È l’insieme delle teorie geometriche e analitiche e delle operazioni ottico-meccaniche e grafiche, per mezzo delle quali si può riprodurre, in una data scala, un oggetto di cui sono state prese due o più fotografie”. 

Margherita possiede una notevole fantasia matematica e nel corso della sua carriera si dedica anche all’analisi delle classificazioni delle superfici e dei sistemi di curve che vi appartengono. Il teorema, che accresce notevolmente la sua reputazione, illustra che “le superfici iperellittiche di rango 2 sono pienamente caratterizzate dal possesso di sedici curve razionali”. Si dedica altresì allo studio delle curve algebriche sghembe ottenendo anche in quest’ambito risultati significativi, al punto che nel 1940 l’accademico francese Charles Émile Picard presenta ai Comptes rendus de l’académie des sciences un suo articolo dal titolo Sur le nombre des plurisécantes et sur la classification des courbes gauches algébriques. 

Già nel 1933 aveva presentato una nota all’Accademia dei Lincei con il titolo Sulla risoluzione di un problema di aereo-fotogrammetria. Concepisce e costruisce un apparecchio aereo-fotogrammetrico il cui scopo è quello di determinare “l’altezza di volo e il punto di stazione di un aereo in volo al momento della presa di una fotografia dall’interno del velivolo”. La difficoltà di registrazione delle misure su organi in movimento, come accade ad esempio per il cuore, la spinge a ideare un apposito apparato strumentale, il “precisometro”, che permette di realizzare lo scatto simultaneo di due radiogrammi. 

Il geniale dispositivo è in grado sia di impedire che le radiazioni destinate a una delle lastre sensibili colpiscano l’altra, sia di risalire automaticamente dalle immagini radiologiche alle misure delle distanze di punti dell’oggetto fotografato, senza necessità di altri calcoli. Nel 1938 il precisometro è premiato alla Mostra delle invenzioni Leonardo da Vinci con la coppa d’argento del Ministero dell’Educazione nazionale.

Il suo genio si spegne a Roma nel 1976 e questa targa si propone di fotografare il movimento produttivo della sua vita mantenendone vivo il ricordo

Autrici
Irene Cannata, Cinzia Belmonte, FormaScienza

Fonti